Il 1° agosto 2025 la Banca d’Italia ha pubblicato i principali risultati del monitoraggio dell'attuazione dei piani di azione sviluppati da un campione di intermediari non bancari (nel seguito, anche, “INB”), volti a favorire la progressiva integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo e controllo e nel risk management framework.
Le “buone prassi” sono descritte a titolo illustrativo e non esauriscono le modalità idonee a conseguire l’allineamento con le Aspettative di Vigilanza; ciascun intermediario è quindi invitato a valutare la coerenza delle specifiche soluzioni con il modello di business, il sistema di governance e le coordinate organizzative che lo caratterizzano, sulla base delle evidenze derivanti dalle analisi di materialità dei rischi climatici e ambientali. Di seguito per aree di azione vengono riportate le buone prassi suggerite:
Governance e organizzazione
Modelli di Business
adozione dei principi ESG lungo l’intera catena del valore e il rafforzamento del posizionamento strategico e del modello di business, con un focus sulla transizione verso la neutralità climatica dei patrimoni gestiti entro il 2050.
Introduzione di indicatori di sostenibilità sociale ed ambientale nella comunicazione con i clienti.
rafforzare l’attività di offerta e la promozione di prodotti “green”. Tale attività deve essere portata avanti tramite un aggiornamento della policy in materia di governo e di controllo prevedendo in capo ad una funzione aziendale (ad es. la Funzione Product Management) il compito di individuare e valutare, congiuntamente alla Funzione Sustainability ove stabilita, i principali rischi e impatti ESG connessi all’introduzione di un nuovo prodotto o alla modifica dello stesso.
implementazione di data server green, alimentati integralmente da fonti di energia rinnovabile.
Gestione dei rischi
integrazione dei risk frameworks, con la mappatura dei rischi di sostenibilità nell’ambito dei rischi d’impresa e dei rischi dei portafogli gestiti e la definizione dell’approccio metodologico per effettuare l'analisi di materialità dei suddetti rischi.
Estensione del cruscotto di indicatori di rischio includendo indicatori relativi alle caratteristiche in tema di sostenibilità, con l’introduzione di appositi limiti operativi.
Identificazione dei canali di trasmissione attraverso cui i fattori ESG potrebbero impattare sulla qualità del portafoglio creditizio, affinando anche stress test attraverso la quantificazione degli impatti a conto economico derivanti dall’aumento delle probabilità di default delle aziende appartenenti ai settori ad alto impatto climatico e avviando la realizzazione di dataset alimentandoli con: i) informazioni quali/quantitative; ii) informazioni raccolte da questionari e iii) dati da fonti esterne.
Compilazione specifici questionari volti ad assegnare un rating ESG, fornito da info-provider specializzati, da sottoporre a periodici controlli di qualità.
Monitoraggio delle iniziative in materia ESG adottate dai partner commerciali/finanziari più significativi, utilizzando i risultati nella mappatura degli eventi di rischio riferibili ai rischi climatici.
Disclosure
aggiornamento dei siti web, della documentazione di offerta e dell’informativa sui prodotti, in linea con le previsioni contenute nella Sustainable Financial Disclosure Regulation (SFDR) in modo da migliorare la diffusione di un’informativa dedicata all’impatto dei rischi climatici e ambientali sulla situazione aziendale.
In conclusione, Banca d’Italia ha fornito indicazioni e suggerimenti chiari su come realizzare azioni efficaci in tema ESG per gli intermediari non bancari.
I professionisti esperti di Governance, Organizzazione e gestione dei Rischi della Global Management Group, affiancati dai professionisti della Humanistic ESG specializzati sui temi della Sostenibilità, possono offrire un supporto strategico e operativo per un consapevole governo dei rischi e per la piena compliance alla normativa con la finalità di creare valore.