Il tema del consolidamento nel settore bancario in Europa è talmente attuale che la BCE ha pubblicato il 12 gennaio del 2021 la guida finale che delinea il suo approccio di vigilanza al consolidamento nel settore bancario, un consolidamento tipicamente ottenuto mediante fusioni e acquisizioni.
La guida chiarisce i seguenti punti chiave:
L’approccio del regolatore è decisamente favorevole al consolidamento e muove dall’esigenza di salvaguardare la solidità degli operatori e del sistema nel suo complesso, invitando ad un confronto aperto anche preventivo alla formulazione di un progetto di integrazione, evitando così di porre i potenziali partecipanti alla fusione in una situazione di sudditanza, fermo tuttavia il rigore necessario alla funzione di vigilanza svolta.
In Italia, dopo l’acquisizione di UBI banca da parte di Intesa Sanpaolo, si è rimesso in moto il risiko bancario. Tra le notizie di stampa, l’operazione di maggior consistenza in corso è senza dubbio il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit. La banca milanese sarebbe infatti interessata esclusivamente ad una parte del Monte, sì che l’operazione potrebbe perfezionarsi attraverso uno scorporo di attività, in pratica attraverso l’acquisizione di un ramo d’azienda. Il negoziato tra i due Istituti ed il governo (il principale azionista del Monte è il Tesoro infatti) prosegue in questi mesi. Pochi mesi fa, peraltro, si è conclusa con successo l’OPA del Credito Agricole sul Credito Valtellinese.
La sollecitazione proveniente dalla BCE è stata raccolta anche in Spagna, dove già nello scorso anno è stata annunciata la fusione tra CaixaBank e Bankia, matrimonio da cui nascerà la maggiore banca del Paese iberico con asset per circa 600 miliardi di euro. L'operazione è stata descritta come una fusione, ma si tratta in effetti di un'acquisizione da parte di Caixabank, che è quasi tre volte più grande di Bankia in termini di valore di mercato e quasi due volte per attività. A questa ha fatto seguito la fusione tra Unicaja e Liberbank, che hanno infatti approvato i termini di un progetto di fusione che mira a creare la quinta banca del Paese con circa 110 miliardi di euro di attivi.
La naturale evoluzione del processo di consolidamento in atto nel settore del credito è giungere a fusioni cross-border, al fine di poter creare banche europee in grado di competere con i colossi americani. Tuttavia, le discrezionalità nazionali sulla regolamentazione bancaria in tema di capitale e soprattutto di liquidità, che sovente riflettono posizioni politiche dei Governi nazionali, sono un ostacolo alle fusioni cross border. Come ha avuto modo di dichiarare Andrea Enria (capo della vigilanza europea) in un intervento pronunciato nel gennaio scorso (The road towards a truly European single market), “le banche dell’area euro non considerano ancora l’unione bancaria come il loro vero mercato domestico”.
In altri termini, Il sistema bancario dell’eurozona è rimasto un insieme di sistemi nazionali, senza evolvere in un circuito bancario unico. Il suo livello di integrazione risulterebbe certamente accresciuto se divenissero più numerosi i gruppi bancari con un’apprezzabile proiezione europea della loro attività. Ma la mancata unificazione/armonizzazione di molti capitoli della struttura normativa (fisco, diritto societario, diritto fallimentare, etc) da un lato e le posizioni assunte dai Governi dei singoli paesi al momento rendono oltremodo difficoltosa una prospettiva di questo tipo.
Il next level per un maggiore consolidato e quindi solidità del settore bancario passa inevitabilmente da qui: una riforma normativa europea fiscale e societario di armonizzazione.